Alla ricerca della Mazza di Tamburo: un viaggio (appassionante) dal bosco alla cucina

Unisciti a un'avventura nel bosco alla scoperta della Mazza di Tamburo: consigli su raccolta, riconoscimento e deliziose ricette.

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Ogni volta che l’autunno si affaccia timidamente con le sue prime piogge, sento un richiamo profondo provenire dal cuore del bosco. È come se la terra stessa mi sussurrasse di prepararmi, di prendere il mio cesto di vimini, indossare gli stivali e partire per una nuova avventura. Questa volta il mio obiettivo è chiaro: la Mazza di tamburo (Macrolepiota procera), un fungo che incanta non solo per la sua forma imponente, ma anche per il suo fascino antico e misterioso.

Si chiama Mazza di tamburo per una ragione ben precisa: quando è giovane e il cappello è ancora chiuso, il fungo ricorda una mazza da tamburo, come quelle che i vecchi musicisti usavano per scandire i ritmi cerimoniali nelle processioni. Questa forma compatta e cilindrica, con il cappello chiuso verso il gambo, evoca immagini di antiche danze rituali, e mi piace pensare che il fungo stesso abbia un legame con la musica della foresta. Man mano che cresce, il cappello si apre come una grande cupola, assumendo la forma classica che lo rende riconoscibile a chiunque lo incontri nel sottobosco.

Mazza di tamburo

L'inizio dell'avventura

La mattina è fresca, con l'aria che sa di muschio e di foglie bagnate. Mi avventuro in una porzione di bosco che conosco bene, un luogo dove ho trovato grandi tesori in passato. Ma il bosco è un maestro del mistero, e non sempre offre i suoi doni senza richiedere una prova di pazienza e determinazione. Cammino tra gli alberi, ascoltando il silenzio interrotto solo dal fruscio dei miei passi sulle foglie cadute.

Le Mazze di tamburo hanno il loro habitat preferito: amano i margini dei boschi e i prati soleggiati, dove possono ricevere un buon mix di luce e ombra. La loro presenza è una testimonianza di quanto la natura sappia essere equilibrata. Ogni fungo, con la sua forma perfetta, sembra un piccolo miracolo nato dall’incontro tra acqua, terra e luce. Ma mentre cammino, mi rendo conto che trovare questi funghi non è mai una certezza. È come cercare di ascoltare una sinfonia che si nasconde tra gli alberi, e solo chi sa interpretare i segnali può coglierla.

L’incontro con il fungo

Ad un tratto, mentre passo vicino a un gruppo di querce, il mio occhio cattura qualcosa. È un gioco di luci e ombre che, a un occhio non allenato, potrebbe sembrare solo un cumulo di foglie secche. Ma io so di aver visto qualcos’altro. Mi avvicino e, con un piccolo brivido di eccitazione, scopro la mia prima Mazza di tamburo della giornata. È giovane, con il cappello ancora in parte chiuso, e sembra proprio una piccola mazza da tamburo. È come se il fungo stesse attendendo, in silenzio, il suo momento per esplodere in tutta la sua bellezza.

Mentre mi chino per raccoglierlo, un pensiero mi attraversa la mente: quante storie e leggende avranno accompagnato questo fungo nei secoli? Si dice che i funghi siano i messaggeri del sottobosco, connessi a forze che noi umani fatichiamo a comprendere. E la Mazza di tamburo, con il suo aspetto maestoso e quasi rituale, sembra appartenere a questo regno di misteri. Taglio il gambo con delicatezza, accarezzando le squame ruvide del cappello, e lo sistemo nel cesto con cura.

Un’abbondanza misteriosa

Dopo aver trovato il primo, è come se il bosco mi avesse aperto una porta segreta. Continuando il cammino, ne trovo altri, sparsi in piccoli gruppi. Alcuni sono giovani, con il cappello ancora chiuso, mentre altri hanno già aperto completamente le loro ampie "ali". Mi fermo ogni volta a osservare ogni esemplare, controllando attentamente le caratteristiche. Il cappello è largo e ben definito, le squame marroni contrastano sul fondo chiaro, e l'anello sul gambo si muove liberamente. Questo dettaglio è fondamentale: altre specie simili, come le Lepiote velenose, non presentano l’anello mobile o hanno un cappello molto più piccolo.

Il bosco, però, non si limita a offrirmi funghi. Man mano che raccolgo, la sensazione di essere osservato cresce. Non è paura, ma un senso di presenza, come se il bosco stesso fosse vivo e mi stesse guidando. Non è raro, durante le mie uscite, percepire questi momenti in cui la natura sembra respirare attorno a me. Gli antichi credevano che nei boschi vivessero spiriti protettori, guardiani invisibili che vegliano sulle creature della foresta. Forse è solo la mia immaginazione, ma sento di far parte di qualcosa di più grande, come se la raccolta dei funghi fosse un atto sacro, una connessione tra l'uomo e la natura.

Il ritorno e la preparazione

Dopo ore di raccolta, il mio cesto è pieno. Ogni Mazza di tamburo sembra una piccola opera d’arte, e mentre mi incammino verso casa, la mia mente si riempie di idee su come cucinarli. La Mazza di tamburo è un fungo carnoso e versatile, ideale per molte ricette. Alcuni la utilizzano per farciture, altri la cucinano in umido o al forno. Ma per me, il modo migliore per esaltarne il sapore è impanarla e friggerla.

Giunto a casa, accendo i fornelli e preparo tutti gli ingredienti. Pulisco con delicatezza i cappelli, assicurandomi di non danneggiarli. La consistenza della Mazza di tamburo è perfetta per la frittura: la carne è soda ma non troppo compatta, e quando viene cotta, assume una consistenza croccante all'esterno e tenera all'interno. L’odore che si sprigiona durante la cottura riempie la cucina di un profumo invitante, quasi ipnotico.

Altri usi culinari e la ricetta finale

Mentre i funghi friggono, penso a tutte le altre ricette che potrei realizzare. La Mazza di tamburo si presta benissimo anche a essere farcita: i cappelli più grandi possono essere riempiti con un mix di pane, aglio, prezzemolo e formaggio, e poi cotti in forno. Un’altra preparazione classica è quella alla griglia, magari con un filo d’olio d’oliva e un pizzico di sale. E poi, naturalmente, ci sono le zuppe, dove la Mazza di tamburo può essere utilizzata per aggiungere un sapore delicato ma deciso.

Ma oggi, voglio concludere il mio racconto con la mia ricetta preferita:

Ricetta: Mazza di tamburo impanata e fritta

Ingredienti:

  • Cappelli di Mazza di tamburo
  • 2 uova fresche
  • Farina
  • Pangrattato
  • Olio per friggere
  • Sale q.b.
  • Limone (opzionale)

Preparazione:

  1. Pulisci i cappelli con un panno umido, senza utilizzare troppa acqua.
  2. Sbatti le uova con un pizzico di sale.
  3. Passa i cappelli nella farina, poi nell'uovo sbattuto e infine nel pangrattato.
  4. Scalda l'olio in una padella larga, e quando è ben caldo, friggi i funghi fino a doratura.
  5. Servili caldi, magari con qualche goccia di limone per esaltarne il sapore.

Mentre mi siedo a tavola con il piatto fumante davanti a me, mi rendo conto di quanto ogni uscita nei boschi sia più di una semplice ricerca di funghi. È un viaggio nella bellezza della natura, una scoperta continua che, come la musica di un tamburo lontano, ti richiama sempre per un altro giro, un’altra avventura.

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